L'usura per finanziare la camorra Vittime delle imprese in crisi Covid - CorriereFiorentino.it

2021-12-13 04:11:12 By : Mr. Terry Liu

Hanno prestato denaro e chiesto un tasso di interesse di quasi il 60%. Tanto per rimpinguare le casse del clan Cuomo. Una coppia di imprenditori fiorentini, piegati dalla crisi generata dalla pandemia, sono finiti in preda all'usura: dopo aver ricevuto 14.000 euro avrebbero dovuto restituirne 23.000. È un nuovo capitolo dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Firenze sull'ascesa del gruppo camorristico di Nocera Inferiore nel capoluogo toscano che già lo scorso settembre aveva portato all'arresto di dieci persone per associazione a delinquere con l'aggravante mafiosa finalizzata a un serie di delitti. All'alba di ieri sono state eseguite altre quattro misure cautelari: sono finiti in carcere il presunto capo del clan Luigi Cuomo, 39 anni, già arrestato lo scorso settembre, il figlio Michele, 20 anni già soggetto all'obbligo di residenza, e Salvatore Pirelli, 48, titolare di un negozio di parrucchieri a Firenze. Scattati gli arresti domiciliari per Anna Eboli, la moglie di Luigi, perché purificata: non potrà comunicare per telefono, computer o fax con persone diverse dai familiari. Per tutti l'accusa è un concorso di usura aggravata dalla finalità di agevolare l'attività di un'associazione di stampo camorristico.

Le indagini sono partite a seguito delle perquisizioni effettuate in occasione degli arresti dello scorso settembre, quando nell'abitazione di Luigi Cuomo sono state trovate e sequestrate 12 cambiali emesse da un imprenditore fiorentino. Poco dopo sono stati scoperti nell'appartamento della Pirelli altri sei assegni per un valore complessivo di 22.999 euro. Poi sono stati gli inquirenti della squadra mobile a ricucire personaggi e ruoli.

Era stata l'imprenditrice a confidarsi con Pirelli, il suo parrucchiere di fiducia, nei primi mesi del 2021. Aveva raccontato a «Sasà» di essere in difficoltà finanziarie a causa della crisi causata dal Covid e dalla dipendenza dal gioco d'azzardo della sua compagna. "Ho un amico che può aiutarti", garantì il parrucchiere. Poi, secondo l'accusa, l'incontro tra Luigi Cuomo e l'imprenditore sarebbe stato abbinato alla consegna del prestito di 14mila euro. La donna, però, avrebbe dovuto restituire in pochi mesi capitale e interessi di quasi 23mila euro. Ogni mese, 5mila euro. E se la coppia non ha pagato le quote alla scadenza, ricostruiscono le indagini della polizia, scattate pressioni e minacce.

Così i due imprenditori, schiacciati dai debiti, furono costretti a chiedere soldi anche ai loro parenti. Il giudice Antonio Pezzuti, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare, non ha dubbi: il reato è stato commesso per "facilitare e rafforzare il clan Cuomo in vista del conflitto attuale e futuro con gli altri clan del Nocera Inferiore".

Lo rivelano le indagini: il clan camorrista scommetteva su Firenze. E a spalancare le porte della città è stata Pizza cozze e babà a due passi dalla stazione Leopolda: rinomato ristorante la sera e base operativa una volta calato il bandone. Ma sono stati gli esponenti dello storico clan rivale Piedimonte a far saltare i piani di Luigi Cuomo, secondo l'accusa: la notte dello scorso 23 febbraio hanno fatto saltare le saracinesche della pizzeria con un dispositivo artigianale. Da lì sono partite le indagini.