Taranto: maxi operazione anti mafia, droga ed estorsioni. 38 arresti e 20 indagati I NOMI - Gazzetta del Sud

2022-05-27 17:57:43 By : Mr. Jack Wang

La Squadra mobile di Taranto ha eseguito 38 misure cautelari, di cui 28 in carcere e 10 agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettante persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto illegale di armi e munizioni e lesioni personali. Altre venti persone sono indagate.

L’operazione, scattata nelle prime ore di oggi, rientra in un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, cui ha partecipato la Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato.

I dettagli sugli arresti saranno illustrati alle 11 in una conferenza stampa, tenuta in questura a Taranto dal direttore della Direzione centrale anticrimine, prefetto Francesco Messina, alla presenza del questore Massimo Gambino.

Associazione per delinquere di stampo mafioso aggravata dalla disponibilità di armi: è uno dei reati contestati nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Lecce, Marcello Rizzo, che all’alba di oggi ha portato la polizia a eseguire 38 misure cautelari, di cui 28 in carcere e 10 ai domiciliari, mentre altre 20 persone sono indagate a piede libero. Gli arrestati secondo il gip hanno proseguito «l'azione criminale del sodalizio di stampo mafioso» denominato clan Pascali, attivo nel rione periferico Paolo VI di Taranto. Esponenti della cosca sono già stati condannati con sentenza del gup di Lecce a ottobre 2017, confermata in Appello ad aprile 2019 e passata in giudicato.

In carcere per l’operazione odierna Luigi Agrosì, Giovanni Albertini, Antonella Bevilacqua, Agostino Bisignano, Antonio Bleve, Cosimo Damiano Caforio, Emanuele Capuano, Christian Chiafele, Leonardo Durelli, Mirko Guarino, Domenico Iacca, Lucky La Gioia, Salvatore Labriola, Simone Loperfido, Antonio Maiorino, Giuseppe Pascali, Luca Pascali, Nicola Pascali, Giuseppe Petrelli, Giuseppe Portacci, Eufrasia Quero, Vito Onofrio Salerno, Francesco Sangermano, Massimo Sedete, Patrizio Sedete, Pietro Spezio, Francesco Tambone, Ezio Verardi. Beneficio dei domiciliari con braccialetto elettronico, invece per Salvatore Auletta, Pietro Francesco Brescia, Gianluca Ciccolella, Francesco Cosmai, Antonio Greco, Benito Marangiolo, Giuseppe Palumbo, Francesco Presta, Francesco Tortella, Amedeo Zonile. Il gip Rizzo sottolinea che nell’ordinanza l’"evoluzione del metodo mafioso in ragione dello spessore criminale" degli arrestati, ed evidenzia l’esistenza di "una forma di intimidazione silente e simbiotica, avvalendosi sempre e comunque della già esistente ed acclarata forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e dalla condizione di assoggettamento ed omertà". Tutto questo finalizzato a rafforzare "l'egemonia dell’associazione mafiosa sul territorio".

«Il metodo mafioso massivo e le estorsioni verso gli esercizi commerciali, alla rivendita di auto, alla coltivazione dei mitili, avvenivano senza colpo ferire. Nessun ricorso a violenza e minaccia in termini evidenti. Nessuna azione violenza verso i soggetti estorti».

Lo spiega il prefetto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine, entrando nel merito dell’indagine della polizia che ha portato a 38 arresti a Taranto su mandato della procura di Lecce. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, all’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto illegale di armi e munizioni e lesioni personal. Gli esponenti del sodalizio mafioso «si presentavano settimanalmente e ottenevano dagli estorti la provvista - aggiunge Messina - non abbiamo notato in queste numerosissime estorsioni - ha rilevato - il contributo di nessuno degli estorti. L’estorto non ha minimamente l’idea di rivolgersi alle forze dell’ordine». Quella appena conclusa è «una delle operazioni più significative per questa realtà. Ha disarticolato un’organizzazione mafiosa la cui mafiosità è stata accertata da sentenze passate e alcune di loro sono ancora in carcere. L’attività di questa organizzazione era nel rione Paolo VI, qui era il loro core business. Ma si estendeva anche a livello provinciale. Anche recenti fatti di cronaca, come la sparatoria delle ultime ore a Taranto, la riteniamo collegata ad esponenti di questa organizzazione. Le indagini sono durate un paio di anni».

L’operazione è «la dimostrazione plastica dei tentativi di queste organizzazioni, che definiremo mafiose vere e proprie, di prendere il controllo del territorio attraverso l’assoggettamento omertoso. Andiamo dall’associazione mafiosa all’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Abbiamo a che fare con reati con le armi, sono state infatti sequestrate numerose armi, ma anche con estorsioni massive». «Taranto - rileva Messina - ha gangli di sicurezza elevatissimi a fronte di un terroso criminale in evoluzione. Auspichiamo che possa esserci la collaborazione dei cittadini. Abbiamo disarticolato un’organizzazione effervescente e anche la presenza a livello apicale di due figure femminili, legate ad altri capi, lo dimostra. Questa organizzazione ricorreva anche ai social, con video su YouTube di cantanti neomelodici che spettacolarizzavano per azioni di questa organizzazione. La loro provvista derivava dal commercio di droga che acquistavano dalla camorra e e dalla mafia albanese».

Immagine non superiore a 5Mb (Formati permessi: JPG, JPEG, PNG) Video non superiore a 10Mb (Formati permessi: MP4, MOV, M4V)

Accedi con il tuo account Facebook