Plastica superstar - Casa & Design

2022-05-27 17:54:52 By : Mr. David Ding

Può bastare un arredo per cambiare look agli esterni

Soft touch, irriverente e colorata, sfila al Salone del mobile. Ecco le foto

FIERA DI RHO – Soft touch o rigida, trasparente o colorata, pop e irriverente o preziosa come l’oro, elemento strutturale dei mobili o ricercato decoro, la plastica si mostra in tutta la sua bellezza al Salone del mobile. C’è chi la ama da sempre, come Kartell, che adesso sperimenta formati giganti oppure finiture brillanti come oro, argento, platino, canna di fucile e bronzo. Chi la corteggia perché è la compagna di progetto più duttile e resistente, come Ross Lovegrove, che quest’anno progetta per Moroso la sedia Monolith, «un monoblocco quasi scavato dall’utilizzo della gente. Credo sia fantastico poter vedere negli oggetti e negli spazi l’interfaccia umana, come se le forme e i volumi siano pre-erosi dall’uso quotidiano. Immaginiamo una vita già catturata in un blocco, dall’inizio alla fine, vi piacerebbe?». E chi se ne innamora, per la sua plasticità, come Odo Fioravanti: «La plastica è come il burro, la plasmi a tuo piacimento”, afferma il designer che ha ha realizzato per Pedrali la sedia Snow jr, morbida, pensata per i bambini, con gli angoli smussati e la scocca avvolgente. L’ho dedicata a mia figlia, appena nata».

Edra ha chiamato un vero e proprio artista della plastica, Jacopo Foggini, “un figlio di plasticari”, come lui stesso si definisce: «Mio padre trasformava i materiali plastici per il settore dell’automobile e mia madre è una scultrice. A 5 anni ho visto il cambio stampo e sono rimasto incantato dal metacrilato, una sorta di vetro sintetico che usciva dalla macchina che stavano pulendo. La sedia Gina, presentata quest’anno per Edra, ha un ricco schienale in policarbonato estruso e lavorato a mano, un filo lungo 90 metri attorcigliato in quattro colori diversi. Il policarbonato è un materiale termoplastico in granuli che viene sciolto in una macchina a 200 gradi, al quale viene addizionato un master per il colore; poi, raggiunta la temperatura, dal macchinario esce il filo di policarbonato, un po’ come il dentifricio che esce dal tubetto; io addomestico questa sostanza a mano, con guanti speciali, e la manipolo per dargli la forma che ho in mente». Il risultato? Un’opera di “industrianato”, un gioiello di maestria artigianale e produzione industriale.

Dall’artigianato all’estro creativo di Karim Rashid che con Gufram esalta la veste irriverente e pop della plastica e crea la sedia Boing, adatta anche agli esterni, un insieme di palline colorate in polimero reticolato espanso. Oppure chi come Marc Sadler utilizza la plastica per progettare una sedia ergonomica, con struttura a nido d’ape, che si modella e adatta al corpo. Ma attenzione: plastica non è più sinonimo di inquinamento. Oggi si parla di plastica riciclata e rigenerata, trasformazione di altri oggetti come giocattoli rotti o fanali di automobili, seconda vita dello scarto. Il futuro della plastica? Deriva da un batterio: «Si tratta della bioplastica, un materiale prodotto da batteri», afferma Eligio Martini di Maip Torino, azienda che lavora sui materiali termoplastici, che continua: «questi batteri in certe condizioni producono un grasso simile al poliestere delle bottiglie. Una plastica totalmente green».

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