I Rising Talents di Maison et Objet di gennaio 2020 sono 5 giovani designer francesi

2022-09-16 18:05:11 By : Mr. Abie Peng

Legame sempre più stretto con il mondo dell’artigianato e interesse verso la responsabilità sociale dei progetti: per i suoi 25 anni Maison&Objet torna a casa e sceglie 5 Rising Talents cresciuti all'ombra della Tour Eiffel

Sono ormai anni che Maison&Objet, il rinomato salone francese di design, arredo e lifestyle nato nel 1995, dedica una rassegna specifica agli astri nascenti della creatività, selezionandoli da una diversa area geografica.

L’iniziativa si chiama Rising Talent Awards, e nelle ultime edizioni ha permesso alle giovani promesse provenienti da Italia, Libano, Cina e Stati Uniti, di esporre i propri lavori in un contesto internazionale che conta ormai 3.000 marchi e 85.000 visitatori unici.

L’anno prossimo, però, M&O torna a casa. Infatti, per celebrare i primi 25 anni della fiera, i Rising Talent Awards di gennaio 2020 proverranno tutti dalla madrepatria Francia.

“L’anniversario del salone è un'ottima occasione per soffermarci sulle nostre radici francesi esplorando il meglio dei talenti del nostro paese", ha spiegato Philippe Brocart, Direttore Generale di SAFI, società che organizza Maison&Objet.

Ecco quindi 5 nomi designer francesi emergenti, quasi tutti parigini per la verità, che vedranno i propri lavori esposti durante la prossima edizione di Maison&Objet (17-21 gennaio 2020) al Parc des Expositions di Parigi Nord Villepinte. A selezionarli, è stata una giuria composta da sei dei più prestigiosi esperti di design del paese sotto l'egida del Ministero della Cultura francese: Pierre Charpin, Guillaume Houzé, Didier Krzentowski, Françoise Seince, Pierre Yovanovitch e René-Jacques Mayer.

Ad accomunarli, a parte il fatto che quattro di loro hanno conseguito il diploma presso la scuola ENSCI-Les Ateliers di Parigi (e Julie Richoz vi ha insegnato) ci sono almeno due tendenze contemporanee, segnalate dal giurato René-Jacques Mayer (direttore dell'Ecole Camondo): la prima è un legame sempre più stretto con il mondo dell’artigianato (pezzi in tiratura limitata e produzione non industriale); la seconda, un crescente interesse verso la responsabilità sociale dei progetti, che devono risolvere grandi problemi “anche attraverso la ricerca di nuovi modelli d’uso.”

"Ho bisogno dei suoi spazi vuoti e decadenti per immaginare nuove creazioni”, dichiara il designer Adrien Garcia, che per questo motivo divide il suo tempo tra Parigi e una grande dimora del XVII secolo nei pressi di Nantes. Pierre Yovanovitch, il giurato che lo ha selezionato, dice di lui che è un sognatore: “Adrien ama immaginare nuove soluzioni, degli oggetti multifunzioni e desidera innovare. Allo stesso tempo, cerca linee rigorose e forme semplici”.

Classe 1990, Garcia si è formato sia all'ENSCI-Les Ateliers di Parigi che all’Università di Berlino, poi ha lavorato qualche anno in un'azienda francese specializzata in progetti di benessere e spa. Tra le sue opere più note, una panca di quercia ispirata a un modello del XV secolo rinvenuto nella cappella del palazzo. Con le querce cadute nella sua proprietà ha realizzato gran parte degli altri progetti di mobili. Il suo stile è stato definito "piuttosto austero, quasi scultoreo”attento all’equilibrio delle proporzioni e a materiali nobili come legno e acciaio. Il suo obiettivo: produrre oggetti durevoli, collaborando con gli artigiani francesi.

La franco-svizzera Julie Richoz è la più affermata del gruppo: dal 2013 ha fondato uno studio a Parigi, collabora con prestigiose gallerie inglesi e francesi, firma progetti con aziende come Tectona (mobili da esterno), Alessi (un organizer da scrivania Fierzo) e Louis Poulsen (la lampada da soffitto Cité, composta da sei pannelli ricurvi). Ama le linee curve, il vetro colorato (come nei suoi vasi Oreilles: ”una delle cose belle del vetro è il modo in cui la luce attraversa la materia”), ma ultimamente ha esplorato il mondo dei tessuti con il tappeto Binaire in rafia a motivi irregolari progettato per la Manufacture Cogolin. Il giurato Didier Krzentowski ha detto di lei: “il suo lavoro è poetico e delicato ma funzionale. Sa abbinare visioni diverse e usare molteplici riferimenti, dando vita però a qualcosa di inedito”

Laureline Galliot si descrive come "designer e pittrice”: dipinge con le dita su un iPad (come da tempo fa David Hockney) e indossando una maschera per realtà virtuale abbinata a software per l'animazione dei cartoons. Formatasi anche lei presso l'ENSCI- Les Ateliers di Parigi, dice di ispirarsi ai fauve e agli espressionisti tedeschi. "Voglio rovesciare il paradigma che impone che il colore sia solo il tocco finale. Io lo lavoro esattamente come fosse un materiale”. Un’affermazione che fa tornare alla mente i post-impressionisti: questo ed altro accade coi designer francesi. Tra i suoi lavori, la collezione di ceramiche multicolori Contour et masse e il corposo tappeto Tufty realizzato da Nodus. Quattro dei suoi pezzi sono inclusi nella collezione di design nazionale francese presso il Centre National des Arts Plastiques di Parigi. Su di lei trovate un video su youtube. Dipinge improvvisando, ma come in una coreografia: è stata anche ballerina.

Con una serie di quattro cavalletti dal titolo Sophistication, Mathieu Peyroulet Ghilini ha vinto il Grand Prix Design Parade a Villa Noailles nel 2013, ma è anche esposto al Centre Pompidou di Parigi e l'Istituto Francese di Colonia. Peyroulet Ghilini predilige il disegno e l’indagine sulla forma. La sua ossessione è sul perché un oggetto ne assuma una invece di un’altra. Ecco quindi

forme geometriche elementari e un’estetica non catalogabile, un po’ incurante dei processi produttivi. Suo il progetto Elephant Mirror, uno specchio ornato con un tubo luminoso creato per la prestigiosa Galerie kreo, e il più famoso Mur de Sèvres, descritto come “una sorta di impalpabile parete sospesa costruita con intrecci di corda e porcellana, ispirata al sistema di decorazioni murali ad incrocio che la mecenate Marie-Laure de Noailles usava per esporre le opere d'arte nel suo hôtel particulier parigino”.

Natacha & Sacha sono una coppia di designer con studio a Parigi dal 2017. All’anagrafe sono Natacha Poutoux e il socio Sacha Hourcade: amano interpretare in modo nuovo i prodotti elettronici domestici evitando la plastica e smarcandosi dall’immaginazione strettamente ingegneristica. Così hanno realizzato un umidificatore d’ambiente parzialmente in vetro (somiglia a un vaso), e un hard drive portatile in ceramica la cui forma facilita la ventilazione naturale, permettendo di fare a meno delle ventole. Entrambi hanno studiato all'ENSCI-Les Ateliers di Parigi. Dopo essersi occupati di progetti hardware con Computer Variations, oggi cercano idee ecologiche per il riscaldamento. Tra le soluzioni, il tessuto termico Parterre, intessuto con filamenti in grado di trasmettere calore: può essere usato per trasmettere il giusto calore direttamente al corpo invece di scaldare l'intera stanza. “Il consumo di elettricità stimato è fino a 16 volte inferiore rispetto al riscaldamento tradizionale”.

Classe 1990 e nata in Provenza, la designer Wendy Andreu si dice "affascinata dal peso, dalla consistenza e dall'odore delle cose". Ha studiato artigianato, si è specializzata nella lavorazione del metallo all'Ecole Boulle di Parigi, ma poi è approdata alla Design Academy di Eindhoven. Qui ha iniziato a concepire Regen (‘pioggia’ in olandese), una serie di oggetti fabbricati con un tessuto impermeabile e innovativo costituito da fibre di cotone e lattice lavorati su stampi personalizzati in acciaio tagliato al laser. Il tessuto le è valso il Dorothy Waxman Textile Design Award durante il New York’s Textile Month del 2017. Successivamente lo ha usato per una serie di borse, cappelli e impermeabili realizzati a mano (spesso sold-out sul suo sito), e di recente per grandi sedute composte da cuscini, ciascuna delle quali necessita oltre 300 ore per essere prodotta. E’ stata scelta dal giurato Guillaume Houzé, e annovera tra i suoi clienti lo stilista Rick Owens e lo studio di design londinese Toogood. A rappresentarla è la prestigiosa galleria milanese Nilufar. Altri suoi progetti includono sgabelli a otto gambe in acciaio patinato, nonché una serie di librerie in alluminio create in collaborazione con Bram Vanderbeke.