Giovanni Sacchi, l'operaio milanese che ha costruito le visioni dei designer del ‘900

2022-06-10 17:39:18 By : Ms. Fanny Fu

Storia semi-dimenticata di innumerevoli copie zero di oggetti famosi nel mondo, nati nella Sesto San Giovanni industriale

Vi è una dinamica, una metodologia, che ha contraddistinto la produzione industriale. Un modus operandi rimasto completamente immutato fino all’avvento del mondo digitale. Per ogni prodotto industriale di massa, esiste, e ne è prima esistita, una sua copia zero.

Fatta a mano – spesso in legno, come innumerevoli prodotti del nostro artigianato più ancestrale – necessaria alla creazione dello stampo, attraverso il quale i prodotti industriali potranno essere replicati su scala mondiale. Un modello.

Dal modello si fa lo stampo, dallo stampo si replica il modello. Infinite volte.

Seguendo questo percorso, se ne deduce quindi – la conferma che per la miriade dei prodotti industriali con i quali siamo cresciuti – ne siano prima esistite delle versioni artigianali e scolpite a mano.

Di tutta una serie di diffusissime icone del design del ‘900, è possibile rintracciarne le versioni artigianali e uniche.

Un portatile IBM realizzato interamente in legno; sedie e tavoli in plastica – i classici da esterno e giardino divenuti uno standard iconografico di tutta una serie di ricordi italiani ed estivi – di anch’essi ve ne è (stata prima) una copia unica realizzata artigianalmente. Sempre con materiale legnoso. Altri emblematici esempi, sono i modelli dei classici televisori della Brionvega.

Vedere dal vivo le copie zero, attraverso le quali una parte importante del nostro immaginario è stato forgiato, esercita un certo fascino. La fascinazione nei confronti dei momenti storici in cui il mondo artigianale e il mondo industriale si sono incontrati e dove vi è stato un dialogo.

Sono sempre stato ossessivamente attratto da questi momenti di incontro, da questi snodi della storia.

Un milanese, originario di Sesto San Giovanni, risulta come colui che ha realizzato a mano le visioni dei più noti designer del ‘900. Un operaio che ha coofirmato una svariata quantità di prodotti industriali, creando le copie zero di veri e propri modelli del ‘900. Delle mani artigiane, quelle di Giovanni Sacchi, risultano le protagoniste di uno di quei momenti di incontro tra il mondo artigiano italiano, durante la sua lunga (e mai fortunatamente completata) trasformazione in sistema fordista industriale. Come per la classica sedia impagliata dei nonni, così anche l’archetipo della sedia da esterni in plastica, è stata – almeno in principio – modellata artigianalmente.

Giovanni Sacchi nasce e si forma proprio nella Sesto San Giovanni industriale. E se dovessi pensare a degli altri modelli in legno, che esercitano un maggiore fascino rispetto a quelli precedentemente citati, dovrei ritornare a una delle escursioni con il mio amico Giampiero, quando mi fece scoprire un’ala abbandonata della fabbrica siderurgica Scianatico, chiusa nei ‘90. Erano qui conservati, o per meglio dirla accatastati, innumerevoli modelli industriali: ruote dentate, ingranaggi, ruote di treni, tombini delle più svariate tipologie. Tutti di legno. Alcuni dei modelli dei tombini riportano le effigi del Ventennio scolpite manualmente.

I denti dei modelli delle ruote dentate risultano modellati singolarmente, dente per dente e, uno per uno, inchiodati al modulo circolare. La stessa tipologia di lavorazione è visibile – quadratino per quadratino – sugli effetti concavo/convesso che campeggiano sui nostri tombini stradali. Ogni quadratino convesso è inchiodato singolarmente su di un piano, il tutto ripetuto diverse centinaia di volte – così da ricreare il classico pattern.

Giovanni Sacchi nasce dunque in questo contesto, come modellista per la grande industria. Quindi, prima ancora di aver realizzato a mano alcuni dei prodotti industriali più diffusi del ‘900, aveva già realizzato – sempre artigianalmente, come tanti suoi colleghi operai e modellisti industriali in tutto il mondo – degli oggetti ancora più iconografici di quelli che realizzerà successivamente: le stesse ruote dentate responsabili di aver masticato Charlie Chaplin nei Tempi Moderni.

E se pensiamo a quanto le creazioni di questi modelli inanimati in legno – dalla ruota dentata al telefono Grillo – abbiano avuto un impatto e creato degli indubbi condizionamenti sulle nostre esistenze, risulta difficile non ritrovare e rivedere nelle figure come quella di Giovanni Sacchi – e degli altri modellisti industriali meno noti – delle assonanze con la figura del Geppetto di Collodi.